Roberta di Camerino

La storia di Roberta Di Camerino, uno dei grandi imperi della moda italiana, inizia con Giuliana Coen (1920), innovatrice fondatrice del marchio. Il nome dell’etichetta è nato combinando il nome dell’operetta del 1933 “Roberta”, famosa per la sua canzone preferita “Smoke gets in your eyes”, e Camerino, cognome del marito.

Giuliana si affida allo straordinario artigianato, sinonimo di Venezia, per creare uno dei soli marchi principali della regione. Questa lavorazione artigianale si mescolava con lo stile neobarocco che sarebbe diventato il suo famoso tratto distintivo. Velluti intessuti al buio su antichi telai, che fino a quel momento erano usati solo per arredi e abiti ecclesiastici.

Le borse Roberta Di Camerino hanno avuto un ruolo di primo piano nel mondo della moda. le borse stesse evocano storie, personaggi ed emozioni. la leggendaria bagonghi bag, fotografata nel 1956 sul braccio di Grace Kelly, ha girato il mondo con lei. Altri ammiratori devoti includono artisti del calibro di Elsa Maxwell, la Principessa Paola di Liegi, Liz Taylor, Gina Lollobrigida, Isabella Rossellini e Farrah Fawcett. Senza dimenticare la borsa Caravel, portata sul braccio di Madonna in più di un’occasione.

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Maria Pezzi, nel libro di ricordi Una vita dentro la moda, scritto con Guido Vergani, racconta: “Era il 1952. Un settembre, a Venezia. Sul motoscafo che dall’Hotel Europa andava al Lido, Elsa Maxwell, la giornalista che aveva fatto del pettegolezzo mondano il suo mestiere, stringeva fra le mani una borsa di velluto rossa e verde, un grazioso bauletto che si chiamava Bagonghi ed era di Roberta di Camerino. All’imbarcadero del Danieli salì l’attrice Eleonora Rossi Drago con la stessa borsa e, incrociando un altro motoscafo, la comare hollywoodiana vide con dispetto un’altra Bagonghi in edizione nera e beige. Io non mi meravigliai. Ero stata la prima cronista a scrivere di Giuliana e del suo successo in America. Conoscevo la sua storia: la ricca e felice giovinezza a Venezia; la fuga con il marito dalle retate naziste, lei travestita da suora, con il figlio appena nato in braccio, lui travestito da prete e la morte alle calcagna; la prima borsetta per sé, a secchiello, disfando una vecchia borsa; il “me la farebbe anche a me?” di una signora di Lugano; il ritorno a casa e il varo della Roberta di Camerino, appoggiandosi allo straordinario artigianato di Venezia, soprattutto quello delle gondole per le chiusure e le borchie, gli specialisti degli ottoni; per i velluti, i maestri del disegno a scavo nel tessuto. Giuliana divenne “la dogaressa”. Nel ’56, la premiarono con l’Oscar della Moda, il Neiman Marcus Award.” (tratto dal Dizionario della Moda di MAM-e.it )

Oggi i nostalgici della nota Maison italiana Roberta di Camerino saranno felici di vederla nuovamente risplendere grazie all’accordo quinquennale con Borbonese, che vedrà ampliare e distribuire la produzione a livello mondiale, e che si propone di ridare prestigio al marchio rispettandone l’identità.

Il patrimonio storico del marchio storico veneziano e griffe ruggente degli anni Cinquanta sarà infatti riletto in chiave contemporanea rispettandone, però, le sue elitarie caratteristiche. Il marchio punta oggi ad un grande rilancio sul mercato nazionale ed estero con una serie di innovazioni, ma confermando fedeltà ad una tradizione di forme eleganti e grintose allo stesso tempo. Le collezioni di borse Roberta di Camerino attingono dai vecchi cavalli di battaglia della griffe, proponendo una sintesi originale tra passato, presente e futuro con l’energia dei colori accostati sapientemente. Resta immutato il fascino dei fluidi trompe l’oeil, ovvero quell’effetto illusorio che faceva comparire bellissime pieghe e cinture, revers e bottoni su abiti semplici e dei velluti vibranti.

I codici estetici di Roberta di Camerino, tra cui la baiadera nei colori verde, blu e rosso, il velluto, il trompe-l’oeil e la “R” a cinghia saranno declinati in tutte le linee. 

Protagonista ancora oggi, quindi, ma rieditata per l’occasione in una limited edition, è La Bagonghi, considerata la prima It bag della storia, presentata per la prima volta nel 1959 – il nome fu scelto da Giuliana Coen ricordando un personaggio che l’aveva divertita da bambina – e che resta ancora un must have per le fashion victim. Fu ribattezzata la “borsa della principessa”, dopo che l’aveva sfoggiata la principessa Grace Kelly.

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