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ORCIANI

Made with love, crafted with soul in the heart of Italy.

Energia, passione e slancio creativo: questa per Orciani la formula vincente. Un Brand che nel tempo ha assunto un’identità ben precisa, capace di innovarsi senza mai tradirsi, dove passato e futuro si incontrano dando vita ad oggetti senza tempo.

“Entusiasmo” è la parola d’ordine di Claudio Orciani, nato e cresciuto a Fano, cittadina delle Marche, sul mare, dove si trova la sede principale dell’Azienda. Fondatore e “mente creativa” del Brand, è lui che, con la voglia di sorprendere, di sperimentare, di innovare ha creduto in un progetto che ha avviato 35 anni fa e lo ha reso l’azienda di successo che è oggi.

PIQUADRO

Piquadro è specializzata in borse ed accessori per il business innovativi, che si distinguono per la loro grande funzionalità d’uso ed esprimono, nel design performante e riconoscibile, tutta l’originalità e l’eleganza dello stile italiano. Piquadro è un’azienda e una marca italiana, ciò spiega la qualità dei suoi pellami e la sensibilità nel design, la sua passione, la sua creatività, il senso dello stile informale e al tempo stesso professionale. I materiali, la costruzione e le funzionalità sono tali che i prodotti Piquadro sono di una qualità e affidabilità competente, frutto di un’attenta progettazione. Anche il più piccolo particolare viene studiato e disegnato da un team di designer che conoscono e interpretano i valori del marchio.

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Nella bottega c’è il negoziante.
Entra l’operaio, entra il contadino. E poi la casalinga, l’artigiano, l’imprenditore, l’avvocato.
Entrano ed escono, come in una scena teatrale.
Cambiano le merci sugli scaffali, cambiano i prezzi e le monete. Cambiano i discorsi e le storie, cambiano gli attori, mentre passano gli anni.
La bottega è un osservatorio su un angolo di mondo, su un angolo di umanità.

• Maurizio Garuti • (Storie di vita e di bottega) •

OLTRE 90 ANNI
di esperienza

È il 1924 quando mio nonno materno Beniamino Capponcelli apre al civico 111 di Corso Italia a San Giovanni in Persiceto un negozio di cappelli e macchine per cucire. Un connubio merceologico improbabile oggi ma non allora, che riesce a superare le difficoltà della seconda guerra mondiale. Resiste fino agli inizi degli anni Sessanta, quando insieme al cambio generazionale dietro al bancone – grazie a mamma e papà – si ridefinisce anche l’identità del negozio. Spariscono le macchine da cucire per far posto a qualche oggetto di pelletteria ma soprattutto per donare maggior spazio al cappello da uomo, elegante status symbol, figlio del sudore e non dell’ostentazione. Era quella la sua funzione sociale, mettere in mostra il successo che quell’acquisto raccontava.

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